giovedì 21 febbraio 2013

Suzanne Valadon: "Dare, amare, dipingere"

Francesca Bonazzoli 
Le amanti di Modigliani
Le due pittrici: la prima si suicidò dopo la morte del pittore, la seconda cavalcò la cerchia di Montmartre con spregiudicatezza
Jeanne la silenziosa, Suzanne la leonessa
Hébuterne e Valadon, nelle donne di Modì due modelli femminili agli antipodi                          
Corriere della Sera, 21 febbraio 2013

....Il funerale di Suzanne Valadon, invece, racconta tutta un'altra storia. Nata 33 anni prima di Jeanne [Hébuterne], ma morta 18 anni dopo, Suzanne riuscì a radunare alle sue esequie tutta Montmartre, compresi Picasso, Max Jacob, Derain, Francis Carco, André Salmon. L'elogio funebre fu letto dall'amico Edouard Herriot, due volte ministro di Francia. Niente male per la figlia bastarda di una governante di Bessines, sedotta da un mugnaio. Ignorata dalla madre, troppo occupata a bere di sera e di giorno a guadagnare da vivere per entrambe fra i miasmi della Butte dove si era dovuta trasferire, Suzanne tentò la strada del circo, ma quella carriera fu stroncata a 15 anni con la caduta da un trapezio. Sapeva, però, che Dio l'aveva dotata di uno splendido corpicino e che a Montmartre era pieno di giovani pittori che ne cercavano uno come il suo. Così cominciò ad andare alla fontana di place Pigalle dove gli artisti sceglievano i loro modelli. Iniziò da allora una vita meravigliosa, fra brasserie, cabaret, passeggiate nei boulevard e visite ai caffè per «l'ora verde». Nelle mattinate libere, però, riprese a disegnare come faceva da bambina, mettendoci una serietà assoluta e dicendosi che doveva essere dura, severa, senza indulgenze. Intanto posava per Puvis de Chavannes: lui aveva 58 anni e lei 16. Ne diventò l'amante, così come di Renoir e di Toulouse-Lautrec che la mandò da Degas, il quale ne riconobbe subito il talento. A diciott'anni partorì l'adorato Maurice, cui non rivelò mai chi fosse il padre, come lei stessa non aveva mai conosciuto il nome del suo.
Molti anni dopo, un altro amante, il giornalista spagnolo Miguel Utrillo, gli diede il suo nome, nonostante all'epoca in cui era rimasta incinta Suzanne avesse avuto una liaison anche con il musicista Eric Satie, propostosi invano come marito. Si lasciò invece sedurre da Paul Mousis, un ricco uomo d'affari che le costruì una casa a Montmagny e la convinse a condurre un'agiata vita borghese finché un giorno, a riaccendere la fiamma, arrivò André [Utter], un ragazzo bellissimo, di 21 anni più giovane, forte, sicuro di sé, solare: era un amico di Utrillo, anche lui compagno di sbronze di Modigliani. Suzanne lasciò tutti gli agi e di nuovo l'amore si dimostrò la sua risorsa vitale e creativa. Si sposò e intanto sia lei che Utrillo cominciarono ad avere molti, moltissimi soldi. Ma attorno a lei Montmartre iniziava a morire: Degas, Toulouse, Van Gogh, Puvis de Chavannes, Gauguin, Seurat. E in Costa Azzurra dove si era trasferito, Renoir dipingeva con i pennelli legati alle mani rinsecchite dall'artrite. Utrillo veniva ricoverato sempre più spesso per l'alcol e André la tradiva. Anche per Suzanne stava arrivando il tramonto, ma convinta che «non bisognerebbe mai mettere la sofferenza nei disegni», si accomiatò con questo motto da leonessa: «Dare, amare, dipingere».


Suzanne Valadon, Ritratto del figlio Maurice Utrillo, 1921

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