sabato 2 marzo 2013

Monti un anno dopo: mai tanta disoccupazione

MILANO (Reuters) - Il 2013 inizia sotto i peggiori auspici per il mercato del lavoro italiano, che vede il tasso di disoccupazione schizzare al massimo storico.
A gennaio, secondo i dati diffusi da Istat, la percentuale dei senza lavoro è salita all'11,7% - il massimo mai toccato dall'inizio della serie - dall'11,3% di dicembre (dato rivisto al rialzo da 11,2% della prima lettura). Un anno fa, il tasso di disoccupazione era al 9,6%.
Da dicembre a gennaio in termini assoluti il numero dei disoccupati è salito di 110.000 unità, mentre - rispetto allo stesso periodo dello scorso anno - le persone prive di un impiego sono 554.000 in più. Complessivamente i senza lavoro sfiorano i 3 milioni.
I numeri segnalano la fragilità dello stato dell'economia italiana che, dopo un 2012 nero, si avvia verso un altro anno all'insegna della recessione. E arrivano a pochi giorni da un voto che non ha conferito a nessun partito una maggioranza parlamentare in grado di formare un governo, facendo emergere l'avanzata delle forze che in campagna elettorale hanno usato i toni più duri contro il rigore delle politiche portate avanti dall'esecutivo di Mario Monti.
"E' un dato che va oltre ogni peggiore previsione. Nelle nostre attese il tasso di disoccupazione avrebbe dovuto toccare un picco del 12% verso la fine dell'anno. Probabilmente questa soglia verrà sforata molto prima", commenta Paolo Mameli, economista di Intesa Sanpaolo.
Il 2013 dunque rischia di essere ancora più duro sul fronte del lavoro di quanto già non lo sia stato l'anno scorso, che si è chiuso con un tasso di disoccupazione medio annuo al 10,7% da 8,4% registrato nel 2011.
Questo perchè, da un lato, spiegano gli economisti, il mercato del lavoro reagisce in maniera ritardata all'andamento del ciclo economico, particolarmente negativo l'anno scorso, con una contrazione del Pil del 2,4%.
Dall'altro perché il fondo dell'attività economica potrebbe ancora non essere stato toccato, e lo scenario della caduta del Pil dell'1% per il 2013, previsione che accomuna Bankitalia, Ocse e Fmi, potrebbe essere troppo ottimistico alla luce delle indicazioni arrivate dalle ultime indagini qualitative sull'attività economica.
"L'allentamento delle tensioni sui mercati finanziari che si è ravvisato nella seconda parte dell'anno scorso non si è riflesso sull'economia reale. E l'incertezza politica rischia di alimentare una nuova fase di volatilità, che potrebbe ritardare l'uscita dalla fase recessiva", prosegue Mameli, spiegando che questo ha portato Intesa Sanpaolo ad abbassare a -1,5% da -1% la stima per il Pil 2013.
CALANO OCCUPATI E INATTIVI, SALE DISOCCUPAZIONE GIOVANI
Tornando al mercato del lavoro, i numeri mensili di Istat evidenziano, dopo qualche mese di stabilizzazione, una nuova discesa degli inattivi (-0,1% a gennaio rispetto a dicembre) e degli occupati (-0,4%).
"E' la combinazione di questi due fattori che ha fatto schizzare la percentuale dei disoccupati verso l'alto", spiega Loredana Federico, economista di Unicredit.
Da un lato, sono aumentate le persone che - vista la riduzione del reddito disponibile delle famiglie - si mettono in cerca di un lavoro, ma si scontrano con la difficoltà di trovarne uno. Dall'altro, la gelata dell'economia spinge le imprese verso la chiusura o la riduzione degli organici.
La fragilità del mercato del lavoro italiano s'inserisce nella crisi che sta attraversando l'intera zona euro, dove, ha certificato oggi Eurostat, a gennaio il tasso di disoccupazione è salito all'11,9% da 11,8% di dicembre.
In termini assoluti, nei 17 Paesi del blocco dell'euro, le persone senza lavoro sfiorano i 19 milioni. La situazione più drammatica resta quella greca, dove la percentuale dei senza lavoro è al 27%. Seguono la Spagna (26,2%) e il Portogallo (17,6%).
Numeri che sono ben lontani da quelli dell'Italia. Che però, dopo Grecia (59,4%) e Spagna (55%), è il terzo Paese della zona euro ad avere il tasso di disoccupazione giovanile (fascia età 15-24 anni) più elevato: a gennaio è salito al 38,7% dal 37,1%. Un anno fa era al 32,3%.

Elvira Pollina

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