sabato 20 dicembre 2014

L'agente inglese e il partigiano



Giovanni Battista Canepa, nato a Chiavari il 18 luglio 1896. Confinato dal fascismo, arrestato più volte. Dopo aver militato con i socialisti, passò al Pci. Partì nel gennaio 1937 per la Spagna dove si arruolò nelle Brigate Internazionali. Gravemente ferito ad una gamba, il 12 marzo del 1937, durante la battaglia di Guadalajara (in ricordo di quell'evento, Canepa avrebbe assunto, durante la Resistenza, il nome di battaglia di "Marzo"), rimase a Madrid, sino a che non dovette passare in Francia per le necessarie cure. Dopo l'armistizio dell'8 settembre fu in Liguria tra gli organizzatori della guerra partigiana. Vice sindaco di Genova alla Liberazione, poi giornalista de "l'Unità".  In vecchiaia si trasferì a Milazzo, dove fondò il periodico "La Voce di Milazzo". Qui morì quasi centenario nel 1994. Venne sepolto con la moglie nel cimitero di Chiavari.
Giambattista Canepa ha lasciato alcuni libri di carattere autobiografico sulla Resistenza in Liguria: Storia della Cichero, Grand-mère était génoise, La Repubblica di Torriglia.  





Un partigiano come tanti. Con una vita assai movimentata già prima del 1943. Uno che tra l'altro nel 1943 aveva già 47 anni. Era stato preso prigioniero a Caporetto ed era finito nel carcere di Braunau sull'Inn: questo nome non vi dice nulla? Braunau am Inn, al nord di Salisburgo, al confine con la Germania: il villaggio natale di Hitler.
Un partigiano che era stato fin dall'inizio un oppositore del regime fascista e per questo era presto finito al confino e poi in carcere. Era passato da Lipari a Ponza dove aveva conosciuto la figlia del farmacista: si sarebbero sposati nel maggio del 1931, dopo che lui aveva ritrovato la libertà. Ebbero una figlia, Enrica, intanto le tribolazioni non erano finite. Canepa era un sorvegliato speciale, nel gennaio 1937  allora passò in Svizzera per andare poi in Spagna. Si arruolò nelle brigate internazionali; prese parte alla battaglia di Guadalajara, in quella circostanza fu ferito. A Madrid diresse con Teresa Noce il "Volontario della Libertà". Sciolte le Brigate Internazionali passò in Francia, fu arrestato nel 1939 e poi rilasciato. La moglie e la figlia tentarono di raggiungerlo, furono espulse per via del passaporto irregolare.
Qui entra in scena un altro personaggio, Basil Davidson. E' un agente dello spionaggio inglese, lo Special Operations Executive (SOE). Prima faceva il giornalista, era stato anche inviato dell'Economist in Francia. Si era arruolato nel marzo 1941, era stato spedito in aprile a Budapest, un anno dopo sarebbe finito  a Belgrado. Ora nel luglio 1941 passava con il treno per la riviera francese diretto a Marsiglia. Sanary era una delle stazioni lungo il percorso. Davidson non conosceva Canepa, a quel tempo, e non poteva sapere che proprio a Sanary l'antifascista italiano aveva trovato rifugio in casa di una vedova.
Che cosa aveva il fuggiasco di attraente? Secondo Giorgio Bocca nulla o quasi: era "uno di quei rivoluzionari che portano il basco su un viso tranquillo, quasi pretesco". La vedova non doveva essere di questo parere. Nutriva grande ammirazione per gli artisti e Canepa, come spiegò poi in un suo libro  Davidson, "non era un artista, ma non ci si può aspettare sempre la nuda verità da un uomo in fuga. Oltretutto l'aspetto dell'artista ce l'aveva, o almeno la vedova era disposta a crederlo. Un italiano asciutto, con gli occhi di un azzurro vivo, e le belle mani di un artigiano. Probabilmente era un pittore, sicuramente un poeta. La vedova aveva una grande casa accogliente a Sanary e lo prese con sé."
Canepa fu di nuovo arrestato nel luglio del 1943, questa volta dalle truppe italiane di occupazione. Finì in una fortezza, all'Esseillon, a poca distanza da Modane. Con l'8 settembre ci fu il fuggi fuggi generale e Canepa si ritrovò libero. Il 12 prese un treno per Torino. Riannodò i contatti con l'organizzazione comunista. Ripartì diretto a Genova, proseguì per Chiavari, dove seppe che la moglie e la figlia si erano rifugiate nell'entroterra, a Favale di Malvaro. Da lì cominciò un nuovo capitolo della sua storia. La sua casa divenne un punto di raccolta per uomini in cerca di un inquadramento tra i partigiani. Stava nascendo la banda Cichero, poi divenuta una divisione garibaldina con 1200 effettivi. Canepa ne sarebbe stato il commissario politico. Nel gennaio 1945 due nuove missioni alleate furono sganciate da un aereo sull'Appennino ligure alessandrino; una, inglese, aveva fra i suoi componenti Basil Davidson; l'altra era  americana, faceva capo al maggiore di origine italiana Leslie Vannoncini. Il maggiore Davidson si aggregò alla divisione garibaldina Cichero e ne seguì le vicende fino alla liberazione di Genova. Per la seconda volta, e in modo meno occasionale rispetto alla prima, il suo destino e quello di Canepa si incrociavano. 


Basil Davidson, Scene della guerra antifascista, traduzione di Antonio Bronda, Rizzoli, Milano 1981
http://www.theguardian.com/books/2010/jul/09/basil-davidson-obituary

Genova, concessione della cittadinanza onoraria ai partigiani stranieri. G.B. Canepa è l'oratore ufficiale




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