venerdì 12 dicembre 2014

Monna Lisa addio


Francesca Gentili
Non è Monna Lisa, forse Pacifica Brandani
Arte magazine, 28 giugno 2013















E se la Gioconda non fosse un ritratto? E se Monna Lisa fosse tutta un’invenzione? Lo storico Roberto Zapperi si è interrogato per anni sulla vera identità della donna dipinta da Leonardo da Vinci, arrivando a conclusioni davvero sorprendenti. Per tutti è Lisa Gherardini, moglie del mercante Francesco del Giocondo. Vasari lo racconta, e il mondo accademico gli crede. Tuttavia il letterato-umanista non ha nemmeno visto il quadro di cui parla, e i suoi commenti sono basati su voci vaghe e imprecise. E poi perché questa Lisa Gherardini, personaggio alquanto insignificante, avrebbe dovuto meritare un ritratto dall’artista più famoso del Cinquecento? Zapperi, documenti alla mano, non si è lasciato convincere da nessuna consuetudine e ha formulato la sua ipotesi. E’ un irriducibile: lo è sempre stato nella sua carriera, trascorsa all’Enciclopedia Treccani. Non ha in amore il mondo accademico; è assai più noto all’estero (il suo editore prediletto è tedesco), che non in Italia.
Antefatto. Per capire chi fosse realmente la donna del dipinto, lo studioso si è posto una semplice ma necessaria domanda: chi ha commissionato quest’opera a Leonardo? Dalle carte la risposta è stata certa: Giuliano de’ Medici, nobile colto, elegante, amante delle belle donne e della vita agiata. Amico del pittore, negli anni romani gli commissiona un ritratto di donna…
Giuliano de’ Medici. Figlio di Lorenzo il Magnifico, e fratello del futuro papa Leone X,  è un bambino «vivolino e frescolino com’una rosa, gentile, pulito e nettolino come uno specchio, lieto e tutto contemplativo con quegl’occhi». Crescendo, sviluppa una fine cultura letteraria. E nel 1505 Elisabetta Gonzaga lo invita alla sua corte ad Urbino. Lì risiedono anche Pietro Bembo, Baldassarre Castiglione e altri letterati dell’epoca. Giuliano è un libertino e, anche alla corte urbinate, è sempre a caccia di fanciulle con le quale potersi intrattenere. Secondo Zapperi ci sarebbe proprio una donna, conosciuta in questi anni, all’origine del mistero sull’identità della Gioconda.
Pacifica Brandani. Fra le sue relazioni, una più delle altre, gli sconvolge il cuore. Lei si chiama Pacifica Brandani; non è una popolana, ma una benestante, intelligente e forse vedova. Rimane incinta. Lui non è sicuro di essere il padre, pensando potesse essere «figliuolo d’un misser Federico Ventura suo concorrente nella pratica della gentildonna». Dopo il parto, l’amata muore. Un secondo prima di spirare, però, afferma che il bambino è figlio di Giuliano. Al pargolo viene dato il nome di Pasqualino, e,  il 19 aprile 1511, viene esposto ancora in fasce nella chiesa di santa Chiara de’ Cortili ad Urbino, sede molto legata alla corte. Il piccolo, ricostruisce lo storico, «aveva addosso un panno bianco e una fascia con una moneta come segno di riconoscimento. (…) Tre giorni dopo che era stato esposto, fu affidato a Bartolomeo di Giorgio».
Tiziano, Ippolito de' Medici
Il colpo di scena. Il notaio più importante della città, Lorenzo Spaccioli, interviene nella faccenda e, senza sentir ragioni, boicotta l’affidamento già stabilito, dichiarando di voler provvedere alle spese di mantenimento per i successivi quattro anni. Ma appena qualche mese più tardi, Giuliano de’ Medici bussa alla sua porta e riconosce il bambino come figlio naturale. Già che c’è, sceglie per lui un altro nome: Ippolito. Preso il piccolo, parte per Roma, e va da suo fratello maggiore, il futuro papa Leone X.
A Roma. Ippolito piange e si lamenta, gli manca la mamma; almeno, secondo la ricostruzione di Zapperi, appoggiata anche da studiosi eccellenti, come, ad esempio,  Augusto Gentili, di Ca’ Foscari. Chiede di lei, ma nessuno sa consolarlo. Giuliano ha allora un’idea. Chiama Leonardo da Vinci, che a quei tempi risiede in Vaticano, nel Palazzo del Belvedere, e gli chiede un dipinto da dare al bimbo, con le fattezze della mamma. Il ritratto è, quindi, commissionato per offrire al bambino un’immagine della mamma che non aveva conosciuto. Chissà se un ritratto reale, o basato su pure convenzioni. Ma Giuliano muore di tubercolosi prima di poterlo ritirare; l’artista lo porta allora con sé in Francia. Dove tuttora risiede, al Louvre. La tanto acclamata Lisa Gherardini lascia il posto a Pacifica Brandani.

Raffaello Sanzio, "Incoronazione di Carlo Magno", 1516, (dove si trova il ritratto di Ippolito de' Medici fanciullo), Stanze Vaticane.
Raffaello Sanzio, “Incoronazione di Carlo Magno”, 1516, dove si trova il ritratto di Ippolito de’ Medici fanciullo, Stanze Vaticane
La ricerca. Il professor Zapperi è convinto che la sua sia la ricostruzione quanto più vicina alla realtà: «Ho lavorato anni, – afferma – e ho il vantaggio di essere uno storico: leggo i documenti, non mi occupo d’arte. Su Monna Lisa non ci sono testimonianze; su Pacifica, quelle del cardinal d’Aragona, da cui sappiamo che era un ritratto per Giuliano de’ Medici». Il mistero sull’identità della donna sembra, dunque, essere stato svelato.
Il libro. Queste posizioni sono raccontate in un saggio, Monna Lisa Addio (edizione Le Lettere), nel quale Zapperi, con dovizia di particolari e riferimenti storici, rivela i segreti del quadro. È la prima volta che il testo viene tradotto e pubblicato in Italia. Ha infatti avuto più fortuna in Germania, dove le sue ipotesi sono state ascoltate e dibattute con interesse, e nei paesi latino americani, poiché già tradotto da tempo in spagnolo.

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