lunedì 20 luglio 2015

L'inverno del nostro scontento



L'inverno del nostro scontento è un romanzo pubblicato nel 1961 da John Steinbeck, tradotto in italiano da Luciano Bianciardi per Mondadori l'anno dopo. Il titolo originale era The Winter of Our Discontent, chiaro richiamo ai versi con i quali si apre il Riccardo III di Shakespeare. E' il celebre monologo di Riccardo, ancora duca di Gloucester, atto primo, scena prima: 

 Now is the winter of our discontent
Made glorious summer by this sun of York;
And all the clouds that lour'd upon our house
In the deep bosom of the ocean buried.
Now are our brows bound with victorious wreaths;
Our bruised arms hung up for monuments;
Our stern alarums changed to merry meetings,
Our dreadful marches to delightful measures.
Grim-visaged war hath smooth'd his wrinkled front;
And now, instead of mounting barded steeds
To fright the souls of fearful adversaries,
He capers nimbly in a lady's chamber
To the lascivious pleasing of a lute.


°°°

Come è stato tradotto in italiano questo incipit?

 
Salvatore Quasimodo, 1952, per Mondadori (Newton, 1990)

Ora l'inverno della nostra amarezza s'è cambiato in gloriosa estate a questo sole di York; e tutte le nuvole che pesavano sulla nostra casa sono sepolte nel profondo cuore dell'oceano. Ora le nostre fronti sono strette da ghirlande di vittoria; le nostre armi contorte appese per memoria, i nostri bruschi allarmi mutati in lieti convegni, le nostre terribili marce in amabili danze. La guerra dal viso arcigno ha spianato la sua fronte corrugata, e ora, invece di montare bardati destrieri per atterrire il cuore dei tremendi nemici, salta lievemente nella stanza d'una lady al diletto lascivo d'un liuto.

Gabriele Baldini, 1956 per Rizzoli


L'inverno del nostro affanno s'è ora mutato in luminosa estate, grazie a questo bel sole di York; e tutte le nubi che incombevano minacciose sulla nostra casa sono ora seppellite nel profondoseno dell'oceano. La nostra fronte è cinta, ora da seri di vittoria; le nostre armi, segnate dai colpi nemici, sono appese, ora, in trofei; gaie riunioni tengon luogo dei nostri allarmi, che già suonarono sinistri, e le nostre terribili marce si tramutano ora in dilettevoli misure di danza. Il fiero Marte ha spianata la sua fronte, che s'aggrottava in un fiero cipiglio,ed anziché montare in sella a destrieri bardati, al fine d'atterrire l'animo del nemico, sgambetta leggero nel salotto d'una dama, secondando le note lascive d'un liuto.

Cesare Vico Lodovici, 1958, per Einaudi 

 

Ora l’inverno del nostro scontento è fatto estate sfolgorante da questo sole di York: e le nuvole che incombevano sulla nostra casa, sono sepolte nel profondo seno dell’oceano. Ora abbiamo le fronti coronate da serti di vittoria; e le nostre armi peste smozzicate appese a panoplie: mutati i truci allarmi nei richiami delle allegre brigate e le minacciose marce in dilettose danze. La cipigliosa guerra ha spianato le rughe della fronte: e ora, invece d’inforcare corsieri irti d’acciaio ad agghiacciare di spavento il cuore del tremido nemico, danza col piè leggero nel salotto di una dama al delizioso suono lascivo d’un liuto. 

 

Vittorio Gabrieli, 1988, per Garzanti


Ormai l'inverno del nostro rovello

s'è tramutato in fulgida estate sotto questo rovente sole di York;

e tutte le nuvole che gravavano minacciose sulla nostra casa

sono state sepolte nel profondo grembo dell'oceano.

Ora le nostre tempie s'inghirlandano delle fronde della vittoria,

le nostre armi ammaccate s'appendono come trofei,

alle veglie agitate subentrano ameni festini,

alle marce massacranti, voluttuose cadenze di danza.

La guerra dalle truci fattezze ha spianato la fronte rugosa

ed ora, invece d'inforcare il destriero corazzato

e d'atterrire il cuore di nemici sgomenti,

volteggia agile nelle camere delle dame

al ritmo lascivo d'un liuto.


 

 

 

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