venerdì 11 novembre 2016

Forse un mattino andando



Eugenio Montale
Ossi di seppia

Forse un mattino andando in un’aria di vetro,
arida, rivolgendomi, vedrò compirsi il miracolo*:
il nulla alle mie spalle, il vuoto dietro
di me, con un terrore di ubriaco**.

Poi come s’uno schermo, s’accamperanno di gitto
alberi case colli per l’inganno consueto***.
Ma sarà troppo tardi; ed io me n’andrò zitto
tra gli uomini che non si voltano, col mio segreto.


Due lampi. Un prima e un dopo. E, nella sequenza, è delineata e fissata la condizione dell’uomo moderno per come appare a un soggetto consapevole della esistenza presente: le verità ultime si sono dileguate e hanno lasciato il posto al vuoto. Ciò che vediamo ha il carattere di uno spettacolo illusorio (l’inganno consueto). Molti non si rendono conto di tutto questo. A chi sa non resta che tacere. (Giovanni Carpinelli)

Angelo Marchese
* L'”aria di vetro”, limpida e secca (“arida”) propizia la visione, l'”estasi” (direbbe Leopardi: Zib. 1429-30).
** L’avvio librato dell'”andando” si risolve in un barcollare senza più punti di riferimento (Calvino, in AA. VV., Letture montaliane, 1977, pp. 38-40).
Giovanni Carpinelli
*** L’inganno costituito dalla ordinaria rappresentazione del mondo.

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