venerdì 13 gennaio 2017

In principio erano le mutande

Il primo romanzo di Rossana Campo



Peter Gahl

... In principio erano le mutande [1992] presenta caratteristiche riconducibili al genere picaresco: la narratrice e protagonista è una donna ventisettenne senza mestiere ben preciso che fa parte di una sorta di bohème genovese. La giovane tira avanti a forza di prestiti, lavoretti e inviti, e gran parte del testo racconta la sua movimentata vita sentimentale (e sessuale): la giovane si considera afflitta da «una lunga serie infinita di sfighe», e – pur essendosi dedicata «alla ricerca dei piaceri edonistici sfrenati di vera lussuria» (p. 28) – si innamora ripetutamente di tipi definiti ogni volta come «infami». Il romanzo è tuttavia a lieto fine, perché a un certo punto la giovane si ritrova incinta e riesce a convincere il padre del nascituro – «l’infame numero tre» (p. 55) – a mettere su casa con lei.
All’interno della trama sono inoltre inseriti dei capitoli basati su ricordi della prima adolescenza della narratrice. Si tratta tuttavia di episodi non legati alla vicenda principale: nel complesso la struttura del libro risulta dunque variegata e in certo qual modo discontinua, complicata anche dall’inserzione di digressioni relative a personaggi secondari o al racconto di antefatti, ricordi ecc. Tali digressioni sono di regola introdotte da formule colloquiali come: «Ora la storia di questa Christina ve la faccio» (p. 63). Pertanto l’andamento della narrazione piuttosto che seguire il lineare svolgimento diacronico dei fatti è costruito sulla falsariga del racconto casuale, in cui l’intreccio dei vari fili viene gestito in modo da apparire frutto di un’affabulazione spontanea e naturale.

https://cei.revues.org/917
file:///C:/Users/GIOVAN~1/AppData/Local/Temp/TesidilaureaMAVertalenCommento.pdf http://dspace.library.uu.nl/handle/1874/31275

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